COME POSSIAMO RENDERE I MIGRANTI PARTECIPI DELLE NOSTRE COMUNITA' ?
Il 25 settembre si celebra la 108a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e Papa Francesco ci invita a riflettere su come possiamo costruire il futuro con i migranti e i rifugiati.
“Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione (…). In effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Ma questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati. Si tratta di un potenziale enorme, pronto ad esprimersi, se solo gliene viene offerta la possibilità”. Papa Francesco
Come scrive anche il direttore della Fondazione Migrantes, don Giovanni de Robertis, la prospettiva di questa costruzione deve passare da un “cambio di preposizione”, da un fare per i migranti ad un fare con.
Nelle nostre attività caritative purtroppo a volte continua a esprimersi la nostra vicinanza con l’atteggiamento del fare per i migranti e rifugiati, ponendo meno attenzione a ciò che potremmo fare con loro. Questo cambio di prospettiva di come poter rendere i migranti partecipi delle nostre comunità deve passare da una conversione personale innanzitutto. Dobbiamo donarci il tempo e lo spazio per poter accogliere i doni che l’altro ci porta, farci toccare dall’incontro e dall’ascolto, per poter così esprimere insieme come costruire la comunità.
A motivo della guerra in Ucraina, anche qui a Bologna famiglie e comunità parrocchiali hanno ospitato profughi ucraini sperimentando il buono dell’accoglienza, del dono che le persone offrono e di come da un’emergenza dolorosa possano nascere riflessioni in ognuno di noi sul senso di come fare comunità.
"Se nei giorni scorsi siamo stati noi a cercare di coccolarli, oggi è stato bello vedere che si sono offerti di farci da mangiare e che hanno aiutato a pulire la casa. E mi ha fatto ancora più piacere che si siano sentiti liberi di usare, per cucinare, quello che abbiamo in casa senza chiederlo esplicitamente, segni che è passato il messaggio che quello che è in casa è a disposizione di tutti… e gli holubtsi che ci hanno preparato non erano niente male." – testimonianza famiglia.
L’accoglienza in famiglia è stata un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti, perché ha costruito un “noi” più grande specialmente nelle famiglie. Facciamo tesoro di questa esperienza perché ci apre nuovi orizzonti e nuovi stimoli per la costruzione oggi della comunità. Come le famiglie e le comunità parrocchiali hanno potuto vivere e sentire questa potenzialità del costruire insieme, così dobbiamo continuare a stimolare la comunità in generale ad aprirsi a tutti i migranti, a creare relazioni di scambio reciproco, perché ognuno di noi è portatore di dinamiche rivitalizzanti la Chiesa.
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