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29 SETTEMBRE Giornata mondiale del migrante e del rifugiato



“NON SI TRATTA SOLO DI MIGRANTI”

Questo il titolo della prossima Giornata Mondiale del Migrante prevista il 29 settembre, in vista della quale ci permettiamo una piccola riflessione, perché aldilà del valore della giornata che ci riguarda tutti, come si evince dal titolo, siamo sempre più convinti come Caritas che questo tema sia tra i più urgenti oggi. Pertanto non vorremmo farci sfuggire l’occasione di utilizzare giornate come queste per tenere vive le nostre coscienze.

“I migranti – scrive il Papa nel messaggio per la Giornata – ci aiutano a leggere i segni dei tempi, attraverso di loro il Signore ci chiama ad una conversione”, a liberarci “dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto. La risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee, aggiunge, si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ma questi verbi non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati. Se mettiamo in pratica questi verbi, contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile che si è data e che, altrimenti, saranno difficilmente raggiunti. Dunque, non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”. Attraverso di loro il Signore ci invita a riappropriarci della nostra vita cristiana nella sua interezza e a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio. È questo l’auspicio che accompagno con la preghiera invocando, per intercessione della Vergine Maria, Madonna della Strada, abbondanti benedizioni su tutti i migranti e i rifugiati del mondo e su coloro che si fanno loro compagni di viaggio.”

Proprio per farci maggiormente compagni di viaggio, come Caritas diocesana della Chiesa di Bologna, abbiamo proposto alle parrocchie per la domenica 29 settembre di porre un segno nella liturgia, nello specifico una coperta termica da mettere sull’altare, che ci ricordi l’urgenza del tema dell’immigrazione, perché ribadiamo: “non è una questione che riguarda soltanto i migranti tantomeno solo le istituzioni, ma tutti noi.”

Sappiamo benissimo che questo simbolo, volenti o nolenti, rischia di avere un’accezione ideologica o purtroppo addirittura politica, ma vorremmo per una volta usare i simboli per quello che sono: oggi come oggi, questa coperta rappresenta una categoria di persone, che sono quelle che viaggiano per emigrare dai loro paesi e che, aldilà di qualsiasi pensiero, sono “segno del nostro tempo”.

La coperta è anche simbolo di calore contro il “freddo” delle relazioni umane, è “il mantello” dell’oggi, spesso citato nella Bibbia come elemento di cura per chi ne ha più bisogno. Porlo sull’altare, può diventare in quella Domenica il modo per sensibilizzare tutti i cristiani all’urgenza di questa cura, che è cura per tutti, nessuno escluso.

Sentiamo dire tante volte, anche tra noi cristiani, che il Papa si occupa e preoccupa troppo del tema dei migranti come se fosse l’unica emergenza di oggi. Aldilà del fatto che è sicuramente un tema più emergenziale di altri, crediamo vivamente che il Papa abbia la profetica intuizione di voler sollecitare continuamente le nostre coscienze al sapere ascoltare i segni dei nostri tempi, che sono le occasioni attraverso le quali il Signore parla all’uomo. Il tema dell’immigrazione, oggi più che mai, ci interroga sulle ingiustizie del nostro mondo, ci invita a prenderci cura di chi scappa, ci provoca sulle nostre paure e sulle nostre insicurezze, ci propone di incontrare la diversità e di costruire un nuovo mondo, una nuova cultura dell’integrazione alla quale forse non siamo così abituati. E’ un’operazione che costa un cambio di mentalità, di stile, di cultura, al quale è opportuno prepararci per costruire un mondo che punti sempre di più all’incontro con l’altro, nonostante le fatiche che questo comporta. Quello che stiamo vivendo negli ultimi anni è certamente qualcosa di epocale: è il dibattito che anima la politica ma anche i nostri incontri nelle parrocchie piuttosto che al bar. Forse perché è il tema che tocca i nostri punti più sensibili, ma sul quale la nostra epoca non può temporeggiare nascondendosi semplicemente dietro al “non si possono accogliere tutti”. Perché non è tanto una questione di come aiutare loro, ma di come aiutare noi stessi a leggere questo segno del nostro tempo, come occasione per ascoltare cosa il Signore vuole dire oggi, al cuore di ciascuno di noi.

Forse è proprio per questo che…. “Non si tratta solo di migranti”


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